lunedì 1 settembre 2014

RIPOSERAI QUANDO SARAI MORTO

FOTO DI ROBERTO MICHELETTI TUTTI I DIRITTI RISERVATI
C'è una maledizione che mi perseguita fin da quando facevo atletica da ragazzo, ed è la maledizione del terzo posto. E in questi due giorni la maledizione è tornata a colpire. Il senso del post è molto semplice: cercare di lavorare come un mulo e contemporaneamente fare le gare è un'impresa che lascia storditi. Sono tre giorni che mi sembra di essere un automa per quanto sto lavorando (finisco le gara oggi e mi trovo pure 14 chiamate perse, di domenica), e poco ma sicuro la gara di Calangianus sabato e la "curri cu li buccarotti" a Sassari di oggi stanchezza a parte mi sono serviti almeno come piacevole diversivo. Calangianus ci accoglie in un bel posto avvolto nella natura, dove centinaia di persone a cui correre non interessa per nulla stanno bevendo birra e vino a fiumi noncuranti di quei pazzoidi in pantaloncini che di lì a poco suderanno per circa dieci km. Mio figlio sente aria di festa e già si sta scatenando andandosi a cacciare nei posti più pericolosi facendo perdere 10 anni di vita a me e la mia dolce metà. Pronti via! Quando la strada comincia a salire mi ritrovo tutto da solo con tanti scalpiccii dietro. Penso già di avere la vittoria in tasca (certo...) quando ecco che un italo-marocchino e un inviato di Striscia la Notizia (scherzo, si chiama Cristian Cocco ma non è quello)  si fanno beffe della mia spavalderia aumentando il passo e lasciandomi solo. Il percorso, ideato dall'atleta locale Antonio, è molto tecnico e di certo bisogna prenderlo con le molle, ma è proprio di quelli che mi piacciono, quasi interamente su sterrato e con molte salite. I primi 5 km circa sono un'unica lunga salita, che fa molta selezione, al termine della quale la bottiglietta d'acqua che ci viene data sembra miele. Il resto è un saliscendi spaccagambe, il piede scricchiola ma tiene, arriviamo alla "variante". Dietro so che recupereranno qualcosa, non posso farci nulla, se non sperare di aver accumulato abbastanza vantaggio in salita, terreno a me più congeniale, da non far tornare il quarto, l'atleta locale, del quale conosco bene il valore nonostante sia più vecchio di me. Per fortuna su sua indicazione avevo fatto una ricognizione sull'ultimo tratto, il quale non sfigurerebbe in una gara di motocross estremo, ma le asperità in qualche modo distraggono il cervello dalla fatica, nemmeno il tempo di starci a pensare e sei già fuori, verso il rettilineo finale, sempre in salita (pant), conservando il terzo posto lontano dall'inviato di Striscia. Per fortuna Federico sembra sempre arzillo, non posso riposarmi che subito devo inseguirlo tra i boschi per evitare che si perda e vada a vivere con i lupi. La serata prosegue in festa con una bella cena e tanta musica, a quelli che hanno scelto l'altra gara posso solo dire che si sono persi qualcosa, di certo se non mi sarò già distrutto l'anno prossimo voglio essere di nuovo qui.
Il giorno dopo mia moglie e mio figlio danno forfait per la stanchezza accumulata a Calangianus, e siccome poi di sera comunque devo lavorare decido di partecipare a questa "simpatica" garetta organizzata in un orario in cui a Sassari puoi cucinarci le uova sul marciapiede. Tanti volti amici ritrovati e guardandomi intorno sento che la maledizione del terzo posto è di nuovo in agguato. Le gambe mi dicono se sono impazzito, dopo la gara del giorno prima, a mettermi in testa di fare sti saliscendi a 45° all'ombra su ciotoli che minacciano i miei poveri piedi, ma niente, il mio cervello non è collegato alla testa, quello pensa solo a correre. Stavolta nel gruppo di testa ci rimango per ben 3 km e mezzo, più che altro per verificare se lo speaker nel frattempo avesse letto il mio nome, visto che al 4° passaggio ancora non sapeva chi cavolo fossi. All'inizio del 5° giro ho ancora a tiro i primi, poi nelle curve vedo solo la schiena del secondo, ma man mano la stanchezza accumulata in questi giorni e le salite di Calangianus hanno la meglio portandomi via la brillantezza della partenza, arrivando ancora una volta con la faccia stravolta. Ancora 3°. Ma maledizione a parte, mi sto divertendo sempre di più.

lunedì 18 agosto 2014

STAIRWAY TO HEAVEN, GUIDA GALATTICA PER CHI VUOLE FARE SPORT E SUICIDARSI CONTEMPORANEAMENTE

Le salite sobrie che vedete in questa foto portano dalla spiaggia "La Speranza" di Alghero al bellissimo paese di Villanova Monteleone, che devo dire ha una cura per il proprio centro abitato davvero splendida. Quando siete in macchina, vi viene voglia di fermarvi al fresco, far riposare il motore che sta facendo una fatica bestiale per portarvi su, e scattare qualche foto ricordo dell'incantevole paesaggio che vi trovate di fronte, con il mare cristallino a completare una scena mozzafiato. Intendiamoci, quando sei a piedi tutte queste cose le vedi lo stesso. Ma l'ultima cosa che vorresti è una macchina fotografica il cui peso sarebbe già eccessivo. E vorresti che l'acqua dei ristori non fosse appena uscita dalla cella frigo...
 Con mia moglie e mio figlio arriviamo di buon ora al ritrovo, uscire da Alghero e vedere quelle montagne che sai che tra un po' dovrai scalare mette un po' di paura, che cerco di esorcizzare ricordando a me stesso che sono lì solo per divertirmi, e di non fare troppo il lagnoso, quindi poso spavaldo davanti alle suddette montagne. Cerco di far capire ai giudici di gara che no, non mi chiamo Marcello, nome dignitoso, per carità, ma che non mi piace per nulla. Preferisco il mio. "Guardi, avete anche stampato la copia della tessera che vi ha spedito la mia società" spiego al tizio "lo vede che non mi chiamo Marcello?". "Ok, non c'è problema", dice risoluto con una finta aria da "sono il signor Wolf, e risolvo problemi". Depenna dunque il nome Marcello e ci scrive "Francesco". "Tutto a posto". E infatti al traguardo sento "Ecco l'arrivo di Marcello Canu" che quasi mi fa imbestialire, nelle classifiche e nel giornale c'è sempre il nome Marcello, e lo stesso tizio che mi aveva detto "No problem", mi chiama alla premiazione ovviamente con il nome Marcello. Se non ho bestemmiato in aramaico è solo per la felicità di come è andata la corsa.
Un grazie a Pierluigi Canu, segretario della Ittiri Cannedu per la bella foto della mia faccia stravolta all'arrivo
Sulla corsa ci sarebbe da scrivere un romanzo, ma non sarebbe sufficiente. Mio figlio quasi piange mentre lo siedo in macchina con mia moglie per salire su tra le montagne per aspettarmi al traguardo, lui vorrebbe correre con me, e nonostante la stanchezza finita la gara lo accontenterò comunque. Mi ritrovo comunque con un compagno di squadra, Tonio, alla sua prima prova su questa terribile salita, in cui si difenderà bene, mentre siamo supportati moralmente dal presidente e altri componenti della squadra, che però non prenderanno parte alla gara. Il mio obiettivo è sempre quello di divertirmi, ma per divertirmi devo comunque dare il massimo. Faccio il primo tratto con Filippo Salaris, fortissimo ultramaratoneta con un motore diesel che mantiene una costanza e progressione impressionante, ma quando la strada si inerpica capisco che se non voglio distruggermi è meglio tenere un passo più consono alle mie capacità. mi assesto al 7° posto, che manterrò fino alla fine senza riuscire ad avvicinarmi a chi mi stava davanti. La prima vera salita, è di quelle che ti fanno male dentro. Quasi non riesci a credere alla ripidità della pendenza, e senti le ginocchia intorpidirsi. L'unico modo per difendersi è stringere i denti e continuare a salire, regolando la respirazione e resistendo all'idea di rallentare troppo. I ristori sono un'oasi nel deserto, ma bisogna stare attenti all'acqua gelata. Poi succede qualcosa che avevo già sperimentato in allenamento, il corpo prende a stare bene, salire è meno faticoso, e comincia il vero divertimento. Arrivo al primo gran premio della montagno stremato ma rinfrancato, prima di lanciarmi in discesa mantengo un passo non troppo sostenuto per far riposare le ginocchia, e poi via. Dalla partenza non ho mai guardato l'orologio, per non farmi condizionare dall'andatura. Quando comincia la seconda salita incredibilmente mi sento ancora bene, e quindi continuo a spingere sulle gambe. Davanti però stanno bene uguale, ma non mi metto problemi, inutile cercare di strafare nelle mie condizioni. Con l'avvicinarsi del paese i cartelli ci indicano i km percorsi, ma stoicamente tengo lontano gli occhi dal cronometro, mentre la gente cerca di farci coraggio capendo quale sia la sofferenza passata in mezzo a quelle salite. Finalmente dopo una curva entro in paese, e so che da lì al traguardo è tutta una discesa da fare lanciati. Mi fiondo dunque tra le strade, rallentando giusto il tempo per dare il cinque a qualche ragazzino che sembra sinceramente contento di scambiare quel breve tocco di mano. Infine sbuco da un viottolo nel piazzale dell'arrivo, e lì dimentico che mi stanno chiamando "Marcello" e guardo il cronometro: 1h20'45". E non credo ai miei occhi, visto il precedente 1h30'15".

Ma non dimentico la promessa, prendo mio figlio e facciamo una corsa insieme nei viottoli di Villanova. Correre, è sempre bello.

domenica 10 agosto 2014

SUL LIMBARA LE VECCHIE SENSAZIONI, E A FEDERICO FARE SOLO 50 METRI NON PIACE

 Quando ti chiami Francesco Canu e fai dei propositi, è normale che questi poi vadano a farsi fottere allegramente. E così alla prima gara da tesserato vera e propria della mia nuova veste da atleta mi fa gettare alle ortiche la promessa di non gareggiare come prima, ma solo per divertirmi e senza troppe pretese. E quando sento lo sparo sono proprio dietro il tizio che poi vincerà la gara. Sul Limbara le cose si fanno toste, il saliscendi ti fa mancare l'ossigeno, e la polvere inaridisce perfino le tonsille. Arrivo 5° a un tiro di schioppo dal 3° e dal 4°, troppo assetato e senza forze per fare il solito tiro mancino della volata finale che spesso mi ha permesso di mettere il piede avanti negli ultimi 100 metri. 25' 24" su 6 km e mezzo circa di sterrato e salite suicide, 20 secondi in più rispetto a quando ero in forma, e considerando lo stato attuale sono comunque soddisfatto.
 Per Federico, che non la smette di correre come un ossesso, fanno una mini gara di 50 metri. Quando finisce quasi piange, lui vorrebbe correre ancora, magari fare 500 metri come a Fertilia, e infatti appena finisco di correre, mezzo morto più di là che di qua, ecco che mi prende per mano e mi dice "babbo, andiamo a correre la gara?". Poco male, faccio un po' di defaticamento. Se non fosse che sono talmente stanco che stento a reggere pure il suo passo. Per fortuna sul Limbara si respira, mentre sul livello del mare stanno cuocendo a fuoco lento con 40° all'ombra, ci tratteniamo per il pranzo facendo uno strappo alla regola "niente birra", che quando hai sete e sei stanco sembra miele.
Anziché farci impazzire, stavolta Federico ha tutto lo spazio che vuole per scatenarsi nel boschetto di Vallicciola, sciogliamo le briglie quindi e lo vediamo gironzolare dappertutto attaccando bottone con qualunque bambino gli capiti a tiro. Lo troviamo poi accampato con tre suoi coetanei mentre fanno un bell'impasto di fango e acqua discutendo come filosofi.

E domenica, la terrificante Mare-Montagna dalla spiaggia della "Speranza" (sperando di arrivare vivi) e arrivo a Villanova Monteleone dopo 18 km nella canicola estiva che farebbero piangere Rocky. Per Federico niente gara, speriamo la mia dolce metà si inventi qualcosa per farlo stare buono.

domenica 3 agosto 2014

PIOGGIA, POI IL SOLE, A FERTILIA FEDERICO SI SCATENA

 Essere genitori a volte ci mette di fronte ad un bivio. In una delle strade continui a fare il genitore amorevole che lotta contro i capricci del pargolo e cerca di mantenere un certo equilibrio anche con il genitore due, che ha la sfortuna di aver sposato un pazzoide che continua a correre nonostante abbia 3600 anni (sarebbero 36, ma oggi con Federico sono diventati 3600), con la conseguenza che durante il riscaldamento e la gara deve combattere da sola contro un'arma di distruzione di massa che si presenta sotto le mentite spoglie di un infante dal volto innocente. Nella seconda strada invece c'è la disperazione totale e il mettersi a urlare al vento, giacché solo il vento risponderti potrebbe, altrimenti se lo facesse qualcuno ti direbbe "e che te lo sei fatto a fare un figlio se non reggi la sua esuberanza?".
 Il volto della mia dolce metà dice tutto, probabilmente sta pensando di strozzarmi con i filamenti del mio DNA, che hanno contribuito a creare quel terremoto che continuiamo a chiamare Federico. Eppure la giornata si presentava bene (!), un bel pomeriggio estivo assolato e una trasferta su un paesino, Fertilia, che sorge sul mare con vista sulla città di Alghero. Salvo poi ritrovarci improvvisamente sotto una pioggia torrenziale che si scatenava proprio nel momento in cui iniziava la gara dei bambini, che incuranti dell'acqua correvano come cavalli, qua sotto l'innocente bambino che mostra orgoglioso il frutto della sua galoppata di 500 metri salutando tutti e guadagnandosi la simpatia degli organizzatori, che non devono accudirlo, ovviamente.
 Dopo un'ora e mezza di riscaldamento, finalmente corro anche io, ma questa è un'altra storia. Finalmente la giornata è finita, e la bomba è stata disinnescata. Spero. Un grazie agli amici di Fertilia per la bella giornata. Dalla settimana prossima iniziano le gare con la mia nuova società Atletica Ittiri Cannedu, con la quale correrò per questo mese la Corri Limbara e la terribile Villanova Monteleone.

mercoledì 16 luglio 2014

CORRERE, CORRERE.

Due anni fa annunciai sul mio vecchio blog la mia decisione di chiudere i conti con la corsa, a causa di una brutta tendinite che ormai era diventata cronica, ma di recente le cose sono cambiate, e il cambiamento riguarda soprattutto me stesso. Il vecchio me era ossessionato quasi dalla corsa, dalla ricerca di raschiare via qualche secondo al km, nonostante questo non mi avrebbe certo portato a chissà quali risultati. Sono un tapascione, forse una decina di anni fa potevo magari togliere qualche prestazione a livello regionale che mi potesse regalare qualche bella soddisfazione, ma meglio smettere di menare il can per l'aia e decidere di correre solo per divertimento. Anche se dentro di me il bastardo che vuole riprendere le vecchie abitudini si annida sempre.

 Intanto il nano che vedete al mio fianco è una nuova promessa dell'atletica leggera, che possiede corredo genetico in comune con il sottoscritto. Non che sia una sorpresa, il fatto che si sia subito adattato all'ambiente, fin da quando ha mosso i primi passi cadendo ovunque vuole solo correre, e camminare lo annoia. Il nanerottolo nonostante i suoi 3 anni ha già al suo attivo ben due gare, ed è talmente pieno di sé da aver dormito con la coppa e la medaglia che gli hanno dato per aver corso per ben (!) 50 metri a Golfo Aranci, mentre il sottoscritto partecipando alla non competitiva di 4 km continuava a girare insieme agli altri della competitiva finendo poi per forza di cose messo ultimo in classifica dai giudici (e te lo meriti!). Ma quanto si è divertito in quei 50 metri!

Ma ovviamente la cosa non poteva finire lì, il suo "babbo, io voglio fare la gara" mi mette alla ricerca spasmodica di una corsa dove inserirlo, e a Ittiri riesco a iscriverlo, rendendolo praticamente una delle attrazioni della giornata, insieme all'ultramaratoneta Filippo Salaris, reduce dal 2° posto al Magredi e dalla terza Marathon des Sables ancora una volta conclusa tra i protagonisti. Stavolta però per Federico l'impresa è ardua, deve fare un giro completo di 2,6 km! Non ci sono gare dedicate appositamente per i bambini. Per il babbo invece, visto che la sua tirchieria non gli ha fatto ancora tirare fuori i 35 euro per il certificato medico, non avendo nessuna tessera con nessuna squadra deve accontentarsi anche lui dei 2 km e mezzo circa, stavolta però non lo fanno partire insieme agli altri, trovandosi al via un po' imbarazzato insieme a bambini e persone con tanta buona volontà ma non proprio in forma. Quasi mi vergogno di vincere, e tagliato il traguardo non mi fermo e vado a vedere dove è mio figlio. Con mia grande sorpresa lo trovo tutto sudato e tronfio che corricchia dopo aver già percorso almeno 1 km accompagnato da mia moglie, la gente lo vede con il pettorale e quasi non ci crede, applaude, grida e lo incita manco fosse Baldini sul traguardo di Atene, mentre al babbo poco prima avevano dato giusto un'occhiata disgustata. Lo accompagno al ristoro e lo incito, e lui stoico nonostante si veda dalla faccia che stenta a reggersi in piedi beve il suo bicchiere d'acqua e prosegue, mentre a noi si accodano bambini più grandi per incitarlo. Arriviamo al traguardo tagliando un piccolo pezzo, con il permesso degli organizzatori (alla fine comunque avrà percorso circa 2 km!) e attraversa l'arco in mezzo agli applausi degli atleti della competitiva che stavano aspettando di partire. Mi sono quasi commosso.

Attenti runner, è arrivato Federico Canu!